Concorso sede Caritas

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Concorso sede Caritas

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Tipologiamix used

SitoLegnaro (PD)

Anno2018

Dimensione600 mq

TeamMarco Suriani, Davide Parpagiola, Angela Martini, Dario Friso

 1° classificato

“Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1 Cor 13,13)
Queste sono le parole da cui l’idea progettuale si è sviluppata. Carità come obiettivo ma anche punto di partenza, modo di essere, atteggiamento, sensibilità di una comunità attiva e accogliente che da un micro-sistema (Casa Focherini) si apre al macro-sistema paese e mondo.
Nell’affrontare la valorizzazione dell’immobile, che si ritiene un buon esempio di architettura degli anni ‘60, si è pensato di far emergere pienamente tutte le sue potenzialità, con l’idea di poterlo anche ampliare senza far venir meno il suo carattere “razionale” postmodernista, ma semplicemente attualizzandolo. In questo progetto, dunque, non si può parlare di conservazione ma di una vera ristrutturazione con ampliamento, nel rispetto dell’architettura esistente.
Si è partiti dalla sezione: da un piano seminterrato e uno rialzato si è voluto ricavare un piano terra, limitando la perdita di spazio/volume a servizio delle finalità del bene, aumentandone la fruibilità e l’accessibilità.
Da questo ambiente così sviluppato, si è realizzato una zona di relazione di una altezza e mezza, fulcro dell’idea progettuale, così da dare importanza e solennità allo spazio d’incontro, abolendo spazi angusti e bui per far posto alle persone. Si tratta infatti della sala più ampia, polifunzionale, la cui altezza contribuisce a dilatarne la grandezza e le possibilità di utilizzo.
L’attenzione verso la completa accessibilità dell’edificio si è perseguita anche attraverso la messa in relazione dell’interno con l’esterno dello stesso, eliminando l’imponente scala fronte strada, vera e propria barriera non solo architettonica e la recinzione sul medesimo lato, curando la fruibilità di ogni spazio.
Un ulteriore punto chiave è il tema dell’accoglienza, quanto mai attuale oggi. Sempre più gli appartamenti “di sgancio” sono concrete risorse nel percorso di autonomia di singoli e famiglie in stato di bisogno. Nell’esplorare, dunque, la possibilità di ampliamento si è voluto realizzare un’unità residenziale in più rispetto a quanto offriva de facto l’edificio, proponendo così due appartamenti autonomi, da destinare a varie forme di accoglienza.

La Croce
Nel riqualificare l’edificio si è voluto inserire un segno architettonico a ricordare la Croce, il simbolo della Resurrezione, della vittoria dell’Amore, vera fondazione della casa stessa.
Nell’architettura questa si compone di un elemento orizzontale che è la pensilina come bracci protettivi per l’accoglienza delle persone frequentanti la struttura parrocchiale e di una fascia di frangisole a formazione dell’elemento verticale. In questo modo si va a “ricucire” l’angolo smussato dell’edificio e allo stesso tempo a “lambire”, in maniera trasversale, tutti gli ambienti sviluppati, permettendo una chiara identificazione del luogo.
Il materiale scelto per la realizzazione della croce è il cotto, tanto diffuso nelle campagne venete. La terracotta, materiale che non richiede manutenzione specifica, trova in questa ristrutturazione nuova veste, nuova opportunità, nuova dignità. Come si spera possa accadere con le persone fruitrici di questo rinnovato edificio.

Funzioni
Nello sviluppo del progetto si è ripercorsa idealmente la storia dei locali mantenendo una certa analogia con le funzioni originarie:
• in luogo della farmacia vi è la zona di accoglienza e distribuzione di abiti e alimenti;
• nel laboratorio trova posto la sala riunioni, intesa come laboratorio di idee;
• gli ambienti destinati agli uffici/punti di ascolto si trovano ora nella zona operosa della cucina;
• è inalterata la collocazione del garage e dei magazzini nel seminterrato;
• le unità residenziali rimangono ai piani più alti, proprio come l’abitazione del farmacista, per garantire autonomia e riservatezza.

Indipendenza degli spazi
Al fine di preservare la necessaria riservatezza degli ospiti degli appartamenti si è ricavato un accesso indipendente a loro uso esclusivo.
Oltre alla scala di servizio per le due unità, è stato inserito un ascensore, che è sì unico per l’intero immobile, ma porta a differenti possibilità di sbarco a seconda della postazione di chiamata (centro Caritas o alloggi).
La separazione degli spazi e la loro autonomia nell’accesso permettono di distinguere e riconoscere le funzioni di ogni sezione dell’edificio, sia per le persone che vi abitano per periodi più o meno lunghi, sia per coloro che frequentano il centro saltuariamente.

Architettura flessibile
Così come progettato l’immobile è flessibile e può essere adatto a mutamenti di facile ed economica realizzazione, creando quindi configurazioni e spazi diversi a seconda delle esigenze presenti o future.
A titolo di esempio la parete del garage può essere abbattuta per dare maggiore servizio ai magazzini. La sala distribuzione al piano terra può divenire sala polifunzionale per varie attività e momenti ricreativi.

Pianta piano interrato e pianta piano terra/rialzato

Inoltre, l’appartamento al piano primo potrà essere destinato ad ulteriori servizi Caritas: la realizzazione di una porta a destra dell’ascensore al piano terra, nonché al piano rialzato, consentirà di mettere in relazione tutti gli ambienti attraverso il vano scala.

Conclusione
Al termine di questa relazione preme riaffermare lo sforzo e la volontà di proporre un Centro Caritas che, nell’insieme della sua architettura, sia essenziale, armonioso, ordinato e funzionale. Il Centro, infatti, è il luogo dell’impegno operativo cristiano, dove ci si misura con i bisogni dell’altro e soprattutto dove si incontra l’altro e si stabilisce con lui una relazione. Ecco che allora gli spazi assumono valore, diventano strumento fondamentale per la costruzione o ricostruzione di percorsi di vita delle persone.